Nel corso dei mesi di febbraio e marzo scorsi sui quotidiani sono apparsi diversi articoli sul boom di progetti riguardanti l’installazione di nuovi data center. Sotto la lente, in particolare, il consumo di acqua per il raffreddamento delle apparecchiature e gli elevati consumi energetici. Impressionante il dato, fornito da Terna, gestore della rete elettrica nazionale, sull’entità complessiva delle richieste pervenute relative a nuove installazioni da allacciare alla rete: se a fine 2024 erano pari a 30 GW, già a fine febbraio 2025 sono salite a sfiorare i 40 GW. Un valore spropositato, se si considera che la punta massima di potenza sulla rete italiana è di poco inferiore a 60 GW.
Un boom di richieste da parte degli operatori che ha indotto la sindaca di Settimo Torinese, Elena Piastra, ad auspicare l’uscita di una legge che disciplini il settore, che altrimenti rischia di diventare un Far West.
Abbiamo chiesto al sindaco di Caselle Beppe Marsaglia se è d’accordo con quanto espresso dalla sua collega in Unione Net, e in particolare sulle preoccupazioni espresse sull’eccessivo impatto ambientale.
“La realizzazione dei data center a livello nazionale ha portato finora a quattro installazioni in Lombardia, due in Piemonte, altri in altre regioni; delle dimensioni del nostro a Caselle, sarà inevitabile che siano contingentati. Il mercato lombardo è già saturo. In Piemonte, con il nostro e forse un altro verso Alessandria o Asti, il mercato si saturerà. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, la situazione mi ricorda la discussione che c’era qualche anno fa da noi a proposito dei termovalorizzatori. Non bisogna farli perché disturbano, inquinano , eccetera. Alla fine, quello che è stato fatto al Gerbido grazie al recupero dell’acqua calda ha eliminato le emissioni di migliaia di impianti termici più piccoli . Qui per il data center da noi capiterà una cosa analoga. Ci sarà un grosso centro ove si concentrerà la raccolta e lavorazione dei dati. Un centro che sarà realizzato rispettando tutte le prescrizioni ambientali che gli enti sovraordinati giustamente ci faranno”.
A proposito di prescrizioni ambientali, nel mese di febbraio si è svolta la prima conferenza dei servizi relativa al progetto del Data Center di Caselle. Come è andata?
“Direi che è andata bene. Centrale è stato il tema delle compensazioni, su cui si è cominciato a discutere. Secondo me, già il fatto che rispetto al vecchio progetto si risparmieranno fra 40 e 50 mila metri quadri di superfici stradali nuove, che rimarranno ad uso agricolo, costituisce già una rilevante compensazione. Se poi, da questa struttura che nascerà si ricaverà dal raffreddamento delle macchine acqua calda da utilizzare per riscaldamento di edifici, di Leonardo e della SAGAT, sarà un’enorme compensazione”.